L'amore un'estate by William Trevor

L'amore un'estate by William Trevor

autore:William Trevor [Trevor, William]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Guanda
pubblicato: 2011-03-21T23:00:00+00:00


14

Nella pensione della signorina Connulty gli ospiti si destarono uno a uno allo squillo delle sveglie distribuite in tutte le stanze. Ognuno di loro zittì quella perentoria convocazione, si stiracchiò e sbadigliò, riemerse tra le coperte, scostò le tende e poi andò a verificare se il bagno e il gabinetto fossero occupati. Venti minuti dopo tre uomini in abito scuro, camicia e cravatta, con le scarpe che la signorina Connulty la sera prima aveva ritirato davanti alle loro porte e lucidato, scesero le scale e raggiunsero la sala da pranzo. Un quarto uomo, il signor Buckley, si stava ancora vestendo. Gohery, il professore di metallurgia rientrato dalle ferie estive, stava già finendo la colazione. Joseph Paul non era ancora tornato dalla messa del mattino.

«Le uova?» chiese la signorina Connulty aprendo il passavivande tra la cucina e la sala da pranzo quando sentì il mormorio delle voci. «Come ve le preparo, oggi?»

Gli uomini le ordinarono fritte, come al solito. Il rappresentante della Horton le voleva rigirate, anche qui come al solito. Tutti e tre dissero di sì quando la signorina Connulty chiese se volessero anche pomodoro e salsicce. Il bacon sarebbe stato comunque su ogni piatto senza bisogno di dirlo. L’uomo di Wolsey (Irlanda) chiese se ci fosse anche il sanguinaccio e la signorina Connulty gli assicurò che ce n’era in abbondanza.

Ci fu una breve pausa, durante la quale Gohery si alzò da tavola. Fece un cenno ai tre uomini senza parlare, come aveva fatto quando ognuno di loro era entrato in sala da pranzo. Sulle scale fece un cenno al signor Buckley, che si stava dirigendo lentamente verso l’ingresso, dove ogni mattina, durante i suoi soggiorni al Numero 4, da quasi trentacinque anni si soffermava a picchiare con il dito sul vetro del barometro appeso accanto all’attaccapanni. In cucina la signorina Connulty sentì che lo salutavano e gli presentavano il nuovo arrivato. Non c’era bisogno di aprire il passavivande: lui a colazione prendeva solo Weetabix.

L’uomo della Horton si informò sulla salute del signor Buckley e apprese che era ottima, cosa che sapeva non essere vera: il signor Buckley era un uomo robusto, curvo, di un pallore cereo e di aspetto comatoso, che tuttavia fingeva sempre, con gli altri e con se stesso, di stare benissimo. Ma ultimamente, nei negozi delle città che visitava, si diceva che spesso faceva errori negli ordini, che i negozianti benevoli che lo conoscevano li correggevano e lo coprivano per consentirgli di arrivare tranquillo alla pensione, che segretamente bramava. Trattava carta da lettere e accessori; nel suo declino, così come ai tempi d’oro, era molto amato e rispettato.

La porta della cucina si aprì di nuovo e un momento dopo la signorina Connulty fece il suo ingresso in sala da pranzo con il pane tostato e quello imburrato. Prese dal passavivande i piatti che vi aveva appoggiato e chiese al nuovo ospite se il pane fritto fosse abbastanza abbrustolito per i suoi gusti. Lui confermò.

«A Rathmoye io non dormirei in nessun altro posto» lo informò l’uomo della Horton quando se ne fu andata.



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